Per Morbo di De Quervain si intende l’ infiammazione delle guaine sinoviali dei tendini che passano attraverso il primo compartimento dorsale del polso, ovvero il tendine abduttore lungo del pollice (APL) ed il tendine estensore breve del pollice (EBP). Questo processo infiammatorio (tenosinovite) si instaura a causa di un meccanismo di strozzamento dei suddetti tendini all’ interno del canale di scorrimento, in coseguenza di un restringimento del canale stesso o di un ispessimento della guaina tendinea.
Le cause della tendinite di De Quervain sono da ricercarsi in un sovraccarico funzionale del polso, come si può verificare in alcuni tipi di lavoro o di sport in cui è previsto un utilizzo vigoroso e frequente degli arti superiori. Sono quindi coinvolti soprattutto soggetti che svolgono attività che espongono a microtaumi ripetuti del polso (musicisti, addetti ai computer, sarti, ecc.). La malattia è molto frequente anche nelle puerpere, a causa degli sforzi compiuti nel prendere in braccio ripetutamente il neonato.
La sintomatologia è caratterizzata essenzialmente dal dolore che si manifesta nei movimenti di presa di pollice e di inclinazione del polso. Il dolore si localizza in corrispondenza della stiloide radiale e si irradia distalmente lungo il pollice; spesso si associa una tumefazione di consistenza dura lungo il decorso dei tendini, espressione della fibrotizzazione del canale tendineo.
La diagnosi è essenzialmente clinica: la zona corrispondente al primo compartimento estensorio si presenta tumefatta ed estremamente dolorosa alla pressione. Utile alla diagnosi può essere il test di Finnkelstein, manovra che consiste nel far chiudere la mano a pugno al paziente serrando le dita lunghe attorno al pollice e quindi fargli inclinare il polso verso il mignolo: nei pazienti affetti da malattia di De Quervain questa manovra provoca un acutissimo dolore.
Le cause della tendinite di De Quervain sono da ricercarsi in un sovraccarico funzionale del polso, come si può verificare in alcuni tipi di lavoro o di sport in cui è previsto un utilizzo vigoroso e frequente degli arti superiori. Sono quindi coinvolti soprattutto soggetti che svolgono attività che espongono a microtaumi ripetuti del polso (musicisti, addetti ai computer, sarti, ecc.). La malattia è molto frequente anche nelle puerpere, a causa degli sforzi compiuti nel prendere in braccio ripetutamente il neonato.
La sintomatologia è caratterizzata essenzialmente dal dolore che si manifesta nei movimenti di presa di pollice e di inclinazione del polso. Il dolore si localizza in corrispondenza della stiloide radiale e si irradia distalmente lungo il pollice; spesso si associa una tumefazione di consistenza dura lungo il decorso dei tendini, espressione della fibrotizzazione del canale tendineo.
La diagnosi è essenzialmente clinica: la zona corrispondente al primo compartimento estensorio si presenta tumefatta ed estremamente dolorosa alla pressione. Utile alla diagnosi può essere il test di Finnkelstein, manovra che consiste nel far chiudere la mano a pugno al paziente serrando le dita lunghe attorno al pollice e quindi fargli inclinare il polso verso il mignolo: nei pazienti affetti da malattia di De Quervain questa manovra provoca un acutissimo dolore.
Il trattamento della tendinite di De Quervain, nei casi di sintomatologia più lieve, può essere sia di tipo conservativo, basato essenzialmente sull’uso di specifici tutori per l’immobilizzazione del polso e del pollice, associato a terapia medica con farmaci anti-infiammatori e alla FKT (laser, ultrasuoni, tecar).
E’ possibile anche il ricorso ad infiltrazioni locali di farmaci corticosteroidei, che risulta essere efficace nella quasi totalità dei casi, anche se non sempre scevra da complicanze, come inestetismi cutanei nella zona di infiltrazione (discromie ed irregolarità dovute al riassorbimento del grasso sottocutaneo), tendinosi, recidiva della patologia.
L’ intervento chirurgico, riservato in genere alle forme più severe e refrattarie alla terapia conservativa, risolve la sintomatologia in modo completo e definitivo. Consiste nell’ apertura del canale osteofibroso con conseguente liberazione dei tendini, attraverso una piccola incisione di circa 1,5 cm di lunghezza. La durata è di circa 15 minuti, si effettua in anestesia locale ed in regime di Day Surgery.
Al termine dell’ intervento viene applicato un piccolo tutore per una settimana; dopo ulteriori sette giorni viene rimossa la sutura chirurgica. Questo tipo di intervento è molto poco invasivo e viene tollerato molto bene dal paziente, che in genere non ha bisogno di ricorrere alla FKT per ottenere un rapido e completo recupero funzionale.
E’ possibile anche il ricorso ad infiltrazioni locali di farmaci corticosteroidei, che risulta essere efficace nella quasi totalità dei casi, anche se non sempre scevra da complicanze, come inestetismi cutanei nella zona di infiltrazione (discromie ed irregolarità dovute al riassorbimento del grasso sottocutaneo), tendinosi, recidiva della patologia.
L’ intervento chirurgico, riservato in genere alle forme più severe e refrattarie alla terapia conservativa, risolve la sintomatologia in modo completo e definitivo. Consiste nell’ apertura del canale osteofibroso con conseguente liberazione dei tendini, attraverso una piccola incisione di circa 1,5 cm di lunghezza. La durata è di circa 15 minuti, si effettua in anestesia locale ed in regime di Day Surgery.
Al termine dell’ intervento viene applicato un piccolo tutore per una settimana; dopo ulteriori sette giorni viene rimossa la sutura chirurgica. Questo tipo di intervento è molto poco invasivo e viene tollerato molto bene dal paziente, che in genere non ha bisogno di ricorrere alla FKT per ottenere un rapido e completo recupero funzionale.